Concludiamo con il settimo ed ultimo capitolo di questa interessante guida.
FIRMA ED
IDENTIFICAZIONE DELLA CANNA
A questo punto appongo
firma, nome e caratteristiche principali della canna (se cava aggiungo la
dicitura HF, lunghezza, coda, anno di costruzione ed eventuale n° di canna
uguale) . Uso inchiostro di china e scrivo a mano (abbastanza male). Il
risultato si vede parzialmente nella foto 61.
PROTEZIONE DELLA CANNA (*)
Durante le fasi
successive alla tempra e fino a questo punto conservo la canna in un tubo, con
tappo e guarnizione, contenente gel di silice con indicatore(£)(foto
54) per evitare che il bamboo temprato/seccato riassorba dall’atmosfera umida
dello scantinato buona parte dell’acqua d’impregnazione persa. Forse sarò un
po’ fissato sull’argomento (da chimico ormai in pensione), ma, visto che costa
così poco farlo, lo faccio. Inoltre non ho i pezzi di canna in giro per il
laboratorio e gli evito cadute o urti accidentali.
(£)
Il gel di silice
esausto (indicatore schiarito) si rigenera ponendolo in un contenitore aperto
in stufa a 120-130°C fino a sua completa
ricolarazione blu.
Foto 54 – in ordine da sinistra : tubo, gel di silice abbastanza secco,
quasi esausto
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A questo punto, visto
che vernicio la canna con vernici all’acqua (può essere un controsenso con
quanto appena detto per l’umidità), prima di procedere rivesto la canna con
gommalacca (shellac). Questo trattamento con shellac mi consente di avere i
seguenti vantaggi:
- è un buon primer per le vernici
- è una buona barriera verso l’umidità, paragonabile alle vernici poliuretaniche (si possono leggere i dati sperimentali in un noto studio del Forest Products Laboratory del servizio forestale statunitense)
- nel caso si sporchi la canna nelle fasi pre-verniciatura, è sufficiente una leggera passata con paglietta dello 0000 per pulirla
- è facile l’eventuale “riparazione” con lo stesso shellac
- da una bella colorazione di fondo (almeno per me).
Utilizzo lo shellac in
scaglie preparando una soluzione 2 “cut” (24%) in Etanolo assoluto (ma si può
utilizzare una soluzione già pronta), con essa imbibisco un tampone che poi
passo velocemente lungo la canna a rivestirla interamente. Lascio asciugare
(10-15’) e ripeto l’operazione almeno una dozzina di volte.
Prima di rivestire la
canna proteggo le scritte apponendovi, con un pennellino, 2 strati di shellac
che lascio asciugare bene e poi passo delicatamente con paglietta fine prima di
procedere con il tampone.
Per comodità, eseguo
l'operazione di rivestimento appendendo la canna, quindi passo velocemente il
tampone avvolgendoglielo intorno stretto quel tanto che basta a farlo scorrere.
Il tampone lo faccio con una pezzuola di lino con cui avvolgo un batuffolo di
cotone che impregno di soluzione.
Terminato il
rivestimento con shellac, lascio asciugare per alcune ore e quindi levigo
leggermente con paglietta 0000. Il processo richiede ca. 2.5 ore, ma, tra le
varie passate, si può fare dell'altro.
Foto 55 – materiali per applicare la gomma lacca (soluzione, guanti,
tampone)
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FERRULE
Le ferrule più usate e
più classiche sono quelle in Nickel Silver (lega metallica chiamata anche
Alpacca o Argentone che, oltre ad avere capacità autolubrificanti per la
presenza di Piombo nella lega, quando lucido, è in effetti molto bello); io le
ho usate per qualche anno per poi passare a quelle in bamboo ed infine
approdare a quelle autocostruite in grafite. Per le ferrule in grafite uso la
tecnica descritta nel libro di Milward rivestendole alla fine con lamina di oro
o bronzo o argento da decoratore (per le fasi costruttive vedere le foto dalla
56 alla 65).
Perché le uso? Principalmente
perché mi danno soddisfazione nel farle, sono robuste e molto leggere
(paragonabili a quelle in bamboo).
Rispetto a quelle in bamboo, secondo me, il complesso canna/ferrula non è
esteticamente peggiore, sono più robuste e quindi più durevoli ed in caso di
rottura si possono cambiare con minori problemi di quelle in Ni Silver (mentre
quelle in bamboo possono richiedere il rifacimento della parte di canna con
l'innesto femmina). Il tempo per la loro
autocostruzione è paragonabile all’installazione ed alla finitura di una in Ni
Silver e risulta meno problematica di una in bamboo ben funzionante.
Per fare le ferrule in
grafite bisogna costruire un supporto (visibile nelle foto successive) per
consentirci di congiungere agevolmente e mantenere ben allineati i pezzi di
canna durante la costruzione ed in attesa dell’indurimento della resina.
Foto
58 – spargimento della resina sulle 2 calze sovrapposte
(sulla
sinistra si vede il tubo termorestringente pronto per
essere posizionato sulle calze)
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Foto
59 – ricopertura della ferrula con tubo termorestringente e
riscaldamento per farlo restringere ed aderire
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Foto
60 – ferrula terminata ed in asciugatura (dopo verranno
eliminati il tubo termorestringente e, con
cautela,
le parti terminali in eccesso)
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Foto
61 – risultato finale (con identificazioni, ricopertura di shellac e
ferrula in grafite ancora da rivestire)
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Foto
62 – materiali usati per rivestimento della ferrula (lamina in
bronzo, colla, pennelli)
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Foto
63 – si sparge la colla sulla grafite/ferrula e si attende che quasi
asciughi, ma che sia
ancora un po’ appiccicosa
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Foto 64 – si appone
delicatamente la lamina su tutta la ferrula
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Foto 65 – si
distende e si fa aderire la lamina con un pennello e
si lascia asciugare
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Foto 66 – ferrula
terminata (da verniciare)
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INSTALLAZIONE
DEL MANICO
I manici in sughero con
relativi portamulinelli, come tutto, si possono comperare già fatti, ma mi
diverto a costruirli (di fatto compro solo le ghiere in metallo dei
portamulinelli ed i passanti).
Preferisco incollare
sulla canna il manico già pronto e non utilizzo il metodo di incollare i
listelli direttamente sulla canna perché mi da meno tribolazioni in caso di
errore nella sua tornitura e se una rondella di sughero risulta troppo “bacata”
in profondità (capita anche con i sugheri migliori). In questi casi posso
cambiare una o più rondelle abbastanza facilmente, mentre se il manico è già
incollato sulla canna rischia di essere un problema.
Foto
68 – tornitura a forma e dimensione utilizzando carta a vetro
partendo da grit 60 ed aumentandola
gradatamente fino a 400/600
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Foto 69 – risultato
della tornitura
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Foto 70 – manico completo montato sulla canna |
MONTAGGIO DEI PASSANTI
Utilizzando il
programmino in excel (Risoluzione matematica delle serpentine vinciane) che ho
pubblicato tempo fa su Pipam, calcolo la posizione dei passanti.
Per questa fase
utilizzo un semplice supporto costruito in legno che mi permette di ruotare
comodamente la canna e di tensionare il filo (è visibile solo parzialmente
nelle foto).
Foto
71 – avvolgimento del filo con asola per il suo bloccaggio inserita
sotto una buona
parte di spire finali
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VERNICIATURA
Questa è una delle fasi
più delicate perché esteticamente incide molto. Esistono vari sistemi
(immersione, bicchierino, pennello, spruzzo, tampone, goccia) ben descritti in
letteratura e vari tipi di vernice (solvente, sospensione acquosa, oli,
shellac). Il sistema ritenuto migliore è
quello ad immersione con lenta estrazione della canna (dip tube), ma ha
il problema che richiede o un soffitto
alto o di fare un buco nel pavimento del laboratorio. Non avendo intenzione di
fare un grosso buco nel cemento armato, ho provato vari sistemi alcuni dei
quali venuti male o non soddisfacenti (spruzzo,
goccia, tampone) altri che, pur funzionando, hanno manifestato comunque
poca praticità.
Ad es. l'immersione con estrazione dal fondo della vernice
(drip tube) richiede un continuo maneggiamento della vernice, la canna appena
verniciata va estratta dal tubo abbastanza rapidamente e con molta attenzione per non toccare le
pareti ed alla fine di ogni singola mano tubo e rubinetto si devono stoccare
ben lavati con diluente.
Sicuramente la non
soddisfazione per alcuni sistemi è per causa mia perché se altri li utilizzano
vuol dire che, se usati nel modo
corretto, funzionano.
Ho quindi pensato e
realizzato un sistema che mi consente di usare l’estrazione della canna
dall’immersione abbassando il tubo
contenente la vernice e quindi di fatto di avere gli stessi vantaggi dell’immersione
con estrazione della canna. Il sistema è costituito da un tubo flessibile che,
a tubo alzato, è tenuto dritto da guide per contenere senza problemi anche la
canna, quando il bagno scende la parte terminale del tubo flessibile esce dalle
guide, tocca terra e si piega lateralmente. Quindi la canna rimane ferma e si
scopre lentamente con la discesa del tubo. Il sistema funziona e l'ho
utilizzato per alcune canne, ma poi il tubo flessibile utilizzato con la
vernice (anche ad acqua) s'induriva rendendone problematico l'uso, per cui per
il momento l'ho abbandonato in attesa di trovare un eventuale materiale idoneo.
Foto
74 – particolare con canna in estrazione (davanti alla foto appesa al muro
s’intravede
il piccolo gancio che, scorrendo lungo il cavo guida, mantiene in
asse con il tubo)
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Inoltre, essendo stufo
di inondare con forti e persistenti odori di solvente lo scantinato (tra
l’altro in collegamento con l’appartamento, per cui la moglie giustamente si
lamentava parecchio), da un po’ di tempo
mi sono fissato nell’utilizzare vernici ad acqua testando di nuovo
l’applicabilità dei vari sistemi. Il problema della vernice ad acqua è che,
essendo una sospensione contenente anche tensioattivi, prima dell’uso richiede
una buona miscelazione che porta ad avere inevitabilmente un po’ di schiuma
superficiale abbastanza lenta a scomparire (il che mi faceva subito abbandonare
il sistema a bicchierino). Inizialmente ho riprovato con lo spruzzo ed il sistema
a goccia ottenendo risultati pessimi, quindi sono passato al sistema ad
immersione con estrazione in diagonale avendo l’accortezza, prima di
partire, di lasciare la vernice nel tubo
chiuso il tempo necessario alla scomparsa completa della schiuma.
I risultati sono stati
abbastanza buoni, ma il sistema lo uso da poco ed è ancora in sviluppo (non
sono ancora pienamente soddisfatto).
N.B:
però che bello non avere più odore di solvente e lavare con acqua attrezzi e
tubo!
Ricordo che utilizzo
vernici ad acqua senza pormi particolari problemi perchè prima rivesto la canna
con gommalacca che fa da buona barriera
all'acqua (oltre ad essere uno strato protettivo ulteriore).
Foto
76 - particolare
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CONCLUSIONI
Bene, siamo arrivati
alla fine. Se qualcuno ha bisogno di chiarimenti mi contatti pure che ne sarò
felice perché vuol dire che, oltre ad aver visto l’articolo, qualcosa di quello
che ho scritto un pochino l’ha interessato.
I particolari e le
alternative delle varie fasi costruttive che ho saltato o evitato di spiegare
sono tanti, ma, come detto nell’introduzione, la cosa è stata voluta.
Riporto, per finire,
foto del mio laboratorio da puro hobbista, molto essenziale ed un po’ in
disordine dati i lavori in corso per costruire una canna e foto della medesima
terminata.
Questo
semplice lavoro lo voglio dedicare al mio grande amico Albano Barbiani (ghost),
venuto a mancare due anni fa, in ricordo dei tanti momenti piacevoli ed
interessanti passati insieme a pesca, al club, giocando a biliardo,
partecipando a convegni e mostre e soprattutto iniziando insieme come rodmaker,
scambiandoci in ca. 10 anni di bamboo rodmaking continuamente idee, consigli ed
informazioni.
Marco
Schiavi
UN PO' DI BIBLIOGRAFIA
E FONTI UTILI
H. Carmichael, E. Garrison , “A Master Guide To
Building A Bamboo Fly Rod”
W. Cattanach “Handcrafting Bamboo Fly Rod”
R.E. Milward “Bamboo Fact, Fiction and Flyrods”
www.hexrod.net
www.bamboorodmaking.com
www.rodmakers.eu
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