giovedì 25 settembre 2014

Mosca Club Piacenza Adventures - IL PIAVE MORMORAVA... ...E UN PO' HA MORMORATO!

Tutto ha inizio in un triste e lungo martedì mattina di fine luglio: il telefono squilla e, come al solito, è il mio compagno di avventure Diego:
-“Ciao padella”! Giovedì e venerdì non lavoro: andiamo in Piave da Piller?”.-
Sono spiazzato, ma con Diego è normale. La curiosità di vedere un posto nuovo mi fa rompere gli  indugi: mi accordo col mio collega di lavoro per le ferie senza chiudere la telefonata e dico a “frittella” Diego che si può fare. 
E' mercoledì, il giorno della partenza. Finito il lavoro, passo a prendere Diego: direzione Tai di Cadore.
IL viaggio è tranquillo, trascorso come sempre a parlare di tattiche e dressing nuovi. Giunti alla meta, cerchiamo e troviamo un posto dove mangiare qualcosa e dopo aver degustato una serie notevole di digestivi locali, ci dirigiamo verso Villa Marinotti dove ci sta aspettando Angelo Piller per darci il benvenuto e spiegarci un po’ di cose. Dopo due chiacchiere veloci, ci scambiamo la buona notte e andiamo a nanna.
La mattina successiva, la sveglia suona alle 7:05. La colazione è alle 7:30 in un bellissimo salone dotato di una splendida vetrata a tutta parete; una TV che trasmette video di pesca ed un buffet pieno di ottime leccornie: alcune di queste, sono state fatte da Nadia, la moglie di Angelo, che molto gentilmente ci spiega cosa offre il buffet. Sopraggiunge Angelo che ci consiglia il Piave a Perarolo, anzi, più precisamente, il tratto C&R. Fagocitata la colazione pantagruelica, ci avviamo al bar dove fanno i permessi emettendo bollicine dal naso e dalle orecchie. Approfittiamo per controllare sia il Boite, che il Piave: il Boite è un po’ sporco, ma il Piave è in ottima forma. Acquistiamo i permessi ed iniziamo a pescare a monte della confluenza del Boite.
Il tratto presenta lame di buona profondità alternate a correnti invitanti e rapide. Considerata la buona portata d’acqua, l’ora e i livelli, opto per la 11 piedi per la 3#. Diego invece brandisce la sua 10' per la 3/4#. Come montatura un filo di 10 m. dello 0.35 mm. bianco; un pezzo di 35 cm. di bicolor come stryke indicator; un tip di 1.80 m. e, come sempre, una “pettirosso” come prima scelta.





Qua si può usare solo una ninfa, ma non è un problema, perché si entra in pesca benissimo con una bead da 3 mm. Non prendiamo nulla fino a quando arriviamo sulla prima lama: la profondità è di circa 1.50 m. quindi rifaccio il tip allungandolo fino a 2 m. 2.20 m. e cambio la mia “pettirosso” con una “peckok nimph” che un amico (Francesco Niger) mi donò a un raduno stagnini, a cui credo molto come ninfa da caccia. La fama di questa imitazione non si smentisce neanche questa volta, infatti al secondo lancio, ecco il mio s.i. che si ferma ed ecco una bella trota fario del Piave che mi fa divertire. Dopo aver effettuato il rilascio, cedo il posto a Diego e continuiamo a risalire. Diego incanna qualche trota e per correttezza, continuiamo a scambiarci  la posizione (chi prende passa dietro). Arriviamo in un hot spot con corrente sostenuta e alberi ai lati: Diego mi lascia strada (aveva appena catturato una trota sotto le piante a fine lama)  così mi piazzo a circa metà corrente (so già che non andrò in pesca, ma un lancio lo faccio ugualmente). Ovviamente non prendo nulla e cambio con un affondatore con corpo in fagiano e collarino ice dub arancio, montato su amo jig con corpo JAVI misura L: un vero ferro da stiro! Dopo qualche lancio, ecco lo s.i. che si arresta; ferro ed ecco... il fondo! (oh bovina da latte dai facili costumi! Sapevo di essere troppo pesante!)...Invece no; si muove; prende la corrente e scende verso valle a rotta di collo, tanto che devo chiedere a Diego di lasciarmi spazio (il compare mi accontenta, ma non si trattiene dal ribaltarmi di insulti).
E' proprio un bel temolo, che dopo un furioso combattimento finisce nel guadino per la foto di rito. Cedo la pole position al socio e riprendo l'azione più a valle, sempre in corrente però, e dopo pochi lanci, ecco ancora il sussulto dello s.i.: ferro, ed ecco ancora “il fondo che si muove” (la sensazione è la stessa, intanto anche Diego incanna e perde un bel pesce) questo però, a differenza del primo, salta... è un gran bel temolo,
più del precedente, e dopo un lungo combattimento riesco finalmente a portarlo a guadino per la solita foto e il rilascio. Io sarei già appagato così, ma la giornata è ancora lunga  e riprendiamo a pescare.
Raggiungiamo una bella lama profonda e sapendo dove cercare, non esito un attimo ad allungare  il tip e a montare il ferro da stiro. Lancio. Appena lo s.i. si tende, ecco la mangiata: ho in canna una discreta trota che non vuole sapere di fare visita al mio guadino, intanto, Diego attraversa e pescando dalla riva che ho di fronte, incanna qualche bella trota, ma Temoli, niente (noi eravamo lì per i Temoli!).

Dobbiamo lasciare la riva e risalire attraverso la boschina...Grande Zeus! Sembra di essere finiti in Amazzonia...le imprecazioni si sprecano, ma dopo molta fatica, riusciamo a uscire dal bosco, in un punto dove il Piave si divide in due rami secondari. Notiamo uno spot carino in un incrocio di correnti che formano un occhio di acqua calma a tiro di canna, al che Diego mi dice: “Non posso non farci un lancio”.  Monta una stone fly su amo 8 e gli dico: “Se prendi, la prendi per sesso!”. Lancia vicino a un ramo sommerso ma niente; la seconda passata è un po’ più vicino alla corrente e ZACC!!!! Vedo la sua ferrata, lui mi guarda e mi dice: “ Sembra un sasso, ma sento le testate!”. Ed io: “Ma non si muove?”. e lui: “No!! E adesso!?”. Il pesce improvvisamente inizia a muoversi, e visto il correntone molto vicino gli dico: “Non farlo andare in corrente, se no lo perdi” (perché non poteva nè seguirlo in corrente, nè spostarsi sulla riva perché la vegetazione non lo consentiva). Il pesce compie uno spettacolare salto fuori dall'acqua... un attimo di silenzio (è un gran bel TEMOLONE!). Diego scivola e cade seduto per terra, ma non molla la presa della canna  . Mi scappa l’occhio e mi accorgo che la canna è piegata con un angolo troppo acuto e gli dico: “Occhio alla canna! Rischi di romperla!”. E lui: “Non me ne frega un C…O! Almeno perdo il pesce per qualcosa”. Decido allora di passare dietro, nel bosco, per cercare di guadinarlo.
Ecco che mi si presenta il momento giusto e... ma non sta nel guadino! Poi il temolo si piega ed eccolo in trappola. Mi giro ed ecco il sorriso beffardo di Diego, che con la voce quasi emozionata mi fa: “Questo è il più bello che ho mai preso!”. Slamatura e foto. Dopo aver inutilmente tentato la fortuna lanciando al di là del correntone, riprendiamo la battaglia con la boschina fino a quando sbuchiamo su una lama. Facciamo qualche lancio, ma inganniamo solo piccole trotelle per noi ormai insignificanti (comunque erano trote dai 30 ai 35 cm. ). Proseguiamo fino a quando vediamo in lontananza un ponticello e delle case: ecco la fine della riserva. Visto che sono le 18 circa e siamo sia APPAGATI che STANCHI, decidiamo di tornare alla macchina; ci cambiamo, e voliamo a farci un aperitivo nel bar dove abbiamo preso i permessi la mattina. Tra una birra e l’altra, vediamo arrivare Angelo che ci chiede subito com’è andata. Gli facciamo un breve resoconto e ci domanda come mai siamo già al bar, che il momento buono del coup du soir era  da lì a breve e che lui sarebbe andato a fare un paio d’ore di pesca. Noi, ormai in abiti civili, e con l'equilibrio reso precario dalle troppe birre ingurgitate, lo lasciamo andare a pescare. Dopo l’aperitivo, un salto a Villa Marinotti per una doccia, dove troviamo Nadia che stupita pure lei per l’ora del rientro, ci mostra il locale dove si fanno asciugare i waders. La salutiamo e voliamo a rinfrescarci. Tutti belli puliti e profumati (come ballerine turche...scherzo) andiamo a mangiare in un ristorante pizzeria del centro, quindi, vista la stanchezza, di corsa a letto.

La sveglia suona sempre alle 7:05; ci vestiamo e schizziamo in salone per la colazione. Dopo qualche minuto, arriva Angelo e ci racconta che il giorno precedente nel tratto C&R del Piave, ha perso una bella trota. E' convinto che sia la stessa che aveva catturato nello stesso posto la stagione scorsa. Per la giornata di oggi ci consiglia,  per la mattina, l' Ansiei basso sotto la diga nel tratto C&R (ci sono anche i temoli!) e nel pomeriggio, sulla via del rientro, di andare a Longarone (tratto C&R o zona libera).
Dopo aver regolato il conto salutiamo Angelo e Nadia; carichiamo l'auto e ci precipitiamo ad acquistare i permessi per l'Ansiei. Eccoci di nuovo pronti alla battaglia. Il letto del torrente è stretto e molto infrascato, di conseguenza optiamo per la canna più corta a nostra disposizione: io la 8.6’ per la 5# e Diego la 9' per la 4# (entrambe troppo lunghe). Il livello è leggermente alto e l’acqua è un po’ velata, ma lo spettacolo è molto suggestivo: vediamo diverse bollate e iniziamo  a pescare. Io monto una parachute e Diego un bruco. Le catture non sono tardate: tutte trote fario molto belle tra i 25 ed i 35 cm., molto combattive. Contiamo dalle 5 alle 15 bollate su ogni lama: incredibile! Raggiungiamo il sentiero che ci riporta sulla strada alle 13: il tempo a nostra disposizione è scaduto e dobbiamo smettere di pescare (i  permessi del costo di 15€, valgono solo mezza giornata). Torniamo alla macchina e ci cambiamo pensando  già a che cosa ci attenderà a Longarone. Che dire dell’Ansiei? Un gran bel torrente con una buona popolazione di trote (sembrano sparate col cannone). E' parecchio infrascato e di conseguenza non molto semplice da approcciare...da provare comunque, almeno una volta.
A Longarone parcheggiamo in piazza e cerchiamo la gelateria dove si fanno i permessi (ne approfittiamo anche per dare una sbirciatina al Piave, che sembra essere a posto). La fame inizia a farsi sentire, così intanto che la proprietaria della gelateria ci compila i permessi del C&R prendiamo anche un panino...Longarone è famoso per il gelato: come non assaggiare questa leccornia? Non so proprio, infatti abbiamo fatto un ricco assaggio! Raggiungiamo un parcheggio vicino al fiume e ci cambiamo. Decidiamo di scendere leggermente, per poi finire e fare il coup de soir vicino alla macchina. Per me una 8.6’ per la 5#, mentre Diego preferisce la 9’ per la 5#. Guadiamo e incominciamo a pescare. il Piave qui si presenta come un tipico fiume di fondo valle con un greto decisamente ampio; il fondo ciottoloso, e pochi massi sparsi che rompono la corrente. Individuiamo uno spot interessante con acqua profonda ed il filo della corrente che lambisce le rocce della riva opposta alla nostra: io inizio a ninfa con uno stryche galleggiante ed una ninfa naturale sul 14, invece Diego prova in caccia a secca ( con la ormai mitica Boretti Special). Ad un tratto vedo Diego che lancia insistentemente contro la parete rocciosa che ha di fronte e allora gli chiedo: “Ma hai visto delle bollate?”. E lui: “Si!!! nella corrente contro la parete!!”. Tolgo la ninfa e monto un' imitazione di leuctra fusca sul 14 (ne ho viste girare alcune); mi posiziono a valle di Diego ed ecco due bollate proprio davanti a me, sul filo della corrente. Lancio a ripetizione e dopo molteplici imprecazioni ed una buona botta di c...fortuna, riesco a presentare la mosca alla perfezione e ZACC!!!! bollata e ferrata. Subito mi sembra una discreto pesce, ma con un finale dello 0.14 non forzo troppo...ecco la trota finalmente: una buona pezzatura, sui 40 cm. direi, che slamo e rilascio. Mi rilasso un attino e osservo Diego che dopo molteplici lanci e cambi di artificiali riesce ad incannare un pesce (quello che gli bollava davanti prima) che lo impegna seriamente: intravedo una sagoma nera sul fondo e gli dico: “Secondo me è un bel pesce!”.
E così è. Diego non ha un guadino adeguato, quindi provvedo io: è una splendida trota marmorata di oltre i 45 cm. con una livrea mozzafiato. Ci guardiamo in faccia e diciamo: “Ottimo come inizio!”. Continuiamo a risalire mentre il cielo si annuvola e sentiamo qualche tuono che non promette niente di buono. Arriviamo su un'altra lama profonda e cerchiamo di battere le zone vicino alle pareti rocciose sul filo di corrente, ma per diverso tempo niente da fare. Poi, finalmente, una mangiata sulla mosca di Diego, che però sbaglia la ferrata. Riprova più volte, ma la trota non ne vuole più sapere. Decide di spostarsi più a valle. Lancia ancora in corrente ed ecco la mangiata: questa volta c'è. Il combattimento è tranquillo (il socio mi ha detto che sta pescando “fine” con un tip dello 0.18 a prova d'ignorante!) e senza problemi porta a guadino (il mio) un'altra trota bellissima. Intanto, il tempo si fa sempre più brutto: aria ferma e umida, con tuoni e lampi; noi però andiamo avanti imperterriti fino all'ennesima splendida lama. Qui le bollate sono del tutto assenti, in compenso inizia a piovere seriamente tra tuoni e lampi e decidiamo di sospendere le ostilità. Alla macchina ci cambiamo, e visto che sono ormai le 19, andiamo a mangiare una pizza al volo prima del rientro a casa.
Che dire di questi due giorni? Tornerò  sicuramente da Angelo Piller nella sua Villa Marinotti, perché assieme alla moglie Nadia garantisce un ottimo servizio con gentilezza e simpatia, e poi perché, devo ammetterlo, mi sono innamorato del Piave.

Articolo di Valerio Braghieri.

Contatti Villa Marinotti:
Angelo Piller: 0039 0435 32231
Villa Marinotti su Facebook
http://www.flyfishdolomiti.com

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