martedì 15 aprile 2014

UNA DOMENICA STRANA CON LO "STRANO" - Mosca Club Piacenza Adventures

Venerdì sera al Mosca Club: verso le 23 il Nando mi dice: “ Domenica puntatina in Adige?”.
L’ultima volta che ho pescato è stato in Adda, l’autunno scorso, in Novembre…..”Ti so dire sabato pomeriggio”. Condizione indispensabile perché mi possa muovere è che la mia assenza non contrasti  i bisogni della famiglia: sono via tutta la settimana con il camion, quindi …
Sabato mattina faccio tutte le commissioni sempre con quell’idea nel cervello: l’Adige !
Verso le 4 del pomeriggio comunico le mie intenzioni con l’Antonella (mia moglie) che mi dice :
“ Si, si, vai pure. Domani andiamo al dasbrat (repulisti) in piazza Cavalli!!!”... APRITI CIELO, vado subito nel mio privèe dove tengo tutte le mie attrezzature ed inizio a prepararle per il giorno dopo: … gli scarponi…i gambali, no no prendo i waders forse è meglio… le scatole con le secche … anche una di ninfe non si sa mai… la tuta termica… i vestiti di ricambio contro eventuali bagni inaspettati (vedi nel Serio)… la 9 x la 6... dai, anche la 8.8 x per la 5...il giubbino nuovo della Simms preso a Vicenza... insomma, un armamentario da paura!
Stavo dimenticando: metto anche 2 panini pronti nel  frigo e molto BENE IN VISTA (l’esperienza del sacchetto di fagiolini scambiato per quello dei panini, sempre con il Nando, in Boreca, insegna). La voglia d’iniziare l’anno bene e con qualche cattura è tanta.
Domenica ore 7.00, via Martiri della Resistenza: dopo una buona colazione, si PARTE!!
Imbocchiamo l’autostrada, e sebbene il Nando sia dotato di un mezzo non proprio potente, il viaggio è molto comodo. Si discute della destinazione: la prima idea del venerdì sera era il Leno, però, dopo qualche telefonata ai guardia pesca del posto, scegliamo l'Adige. Usciamo a Peschiera; imbocchiamo la superstrada che porta ad Affi; da lì riprendiamo l’autostrada per il Brennero e finalmente l’Adige si materializza davanti a noi. Fino ad Ala Avio è un susseguirsi di:”guarda qui”;”guarda là”; “va (guarda) che lama!…va (guarda) che panorama!”; “Quanta neve sui monti... sarà fredda l’acqua?... c’è un po’ di vento”.
Usciti ad Ala, seguiamo le indicazioni per Pilcanto. Al bar Amicizia la barista molto gentile ci fornisce i permessi. Facciamo un primo sopralluogo sul fiume per renderci conto delle condizioni dell'acqua: ci sono già 2 o 3 moschisti in azione.
Ripartiamo. Arrivati al paese Santa Lucia, parcheggiamo l’auto e dopo 10 minuti siamo pronti per entrare in pesca, ma ecco che... PANICO !!! Il Nando s’è dimenticato a casa il pacchetto per il pranzo! Rimedio cedendogli molto volentieri uno dei miei 2 panini. Monto il finale da Trebbia da m. 2.50 dello 0,10; una pheasant tail in punta e uno spider sul bracciolo. Ultima raccomandazione del Nando: “ Occhio che si pesca a piede asciutto eh!”.
Estraggo la coda; la bagno; un primo falso lancio; il loop prende corpo; il finale si posa sull’acqua con cura… ah che goduria!! Non sono mai stato un gran lanciatore, però la 9 piedi aiuta molto.
Il Nando si ferma a monte, mentre io scendo un po’ più a valle. Passa più o meno una mezz’oretta, il vento soffia ma non è fastidioso: di tocche nemmeno l’ombra. Porca vacca vuoi vedere che non è la giornata giusta! All'improvviso sento un forte colpo; la coda va in trazione e ferro non troppo violento… c’è, eccola !!!! la Sage contrasta la forza del pesce e si flette ripetutamente… Mio Dio guarda quanto è grossa!  Guarda che pancia!…TAAAAANGGGG (come dice Gigiofly): lo 0.10 si spezza; la Sage si raddrizza e quasi subito squilla il telefono:”Sei un pistola! Metti uno 0.16 in punta, non uno 0.10!”. Il Nando ha ragione, non siamo in Trebbia.
Entro in officina e comincio a riparare i danni: finale dello 0.16; altra ninfa in punta ed altro spider sul bracciolo. Dopo 10 minuti sono di nuovo in azione: l’istinto di pescare in caccia prende il sopravvento (come in Aveto). Entro in acqua fino alle caviglie e neanche a farlo apposta, appare una persona che a male parole mi fa capire che devo uscire dall’acqua. E’ vero, ho torto marcio; l’educazione, però, rimane sempre un optional.
Un po’ abbacchiato riprendo a lanciare, e come d’incanto si ripropone la scena della prima cattura, questa volta però con un epilogo differente: una grossa iridea dopo aver lottato accanitamente, si fa trascinare nel mio guadino. La coda della trota è di troppo: misura più di 40 cm.
La slamo e dopo averla ossigenata, la libero.
Che soddisfazione!  Certo non è una marmorata e nemmeno un temolo, ma come inizio stagione non è male. Il Nando è distante, su una bellissima lama e decido di raggiungerlo. Scendendo a valle, il mio sguardo cade su un masso sommerso dall’acqua nel bel mezzo del raschio, che crea una piccola morta a valle. Decido d’arrivarci con un roller; sono preciso: ribalto la coda a monte una prima volta, poi una seconda ed il finale  con la ninfa sonda il fondo. Vedo la Cortland color salmone che invece di scendere con la corrente, sale a monte: ferro deciso … c’è !!! Sento il pesce in canna: non è grossa come le precedenti, ma per farsi notare effettua un salto di mezzo metro fuori dall’acqua.
Dopo averla liberata, osservo la ninfa ( costruita su un Tiemco brunito del 13 gambo dritto, acquistato un paio di anni fa a Parma da Bompensieri ) e mi accorgo che le catture che ho fatto hanno  quasi  raddrizzato
l’amo. Mentre la sostituisco, mi avvicino sempre più al Nando che sta parlando con un altro pescatore. Lo riconosco è Pozzolini. Ci dice che viene spesso qui, e che i risultati migliori si ottengono quando il tempo non è molto clemente. Ci consiglia di scendere a Pilcante dove ci sono maggiori probabilità di vedere qualche bollata di temolo. Non sono molto d’accordo: la lama che ho di fronte è molto invitante, il sole è tiepido e si vede volare qualche effimera. Sento una vocina che mi sussurra: “Provaci”. Il Nando segue il consiglio di Pozzolini e a malincuore lo seguo: Bah!! Mai contraddire un amico. A Pilcante ci sembra di essere in un altro fiume: il vento la fa da padrone  facendo increspare l’acqua e l’aria si raffredda a mano a mano che il sole scompare dietro ad un monte. Mi sa che la giornata finisce qui, ma a me manca qualcosa; non so cosa, ma manca. Facciamo su baracca e burattini (interrompiamo l'azione di pesca) ed impieghiamo un po’ del tempo rimasto a cercare qualche posto nuovo. Saliamo fino a Rovereto. Un moschista con una canna di bamboo si allontana dalla riva, seguito da 3 o 4 ragazzi. Lo fermiamo per chiedere informazioni. Più o meno ha la mia età, ma s'intuisce dal giubbino che indossa che la sa (che si tratta di un pescatore esperto). Gentilissimo risponde ad ogni nostra domanda e ci ragguaglia su un paio di posti da temoli, che prontamente, sulla via del ritorno, andiamo a vedere. A noi rivolge una sola domanda: “ Da dove arrivate?”. Quando sente Piacenza replica: “Piacenza… ah si, Boretti !”. Dopo i saluti ed una buona fetta di torta, riprendiamo la via di casa con gli occhi e con la mente pieni d’immagini bellissime. Sono consapevole che quel che mi manca per oggi non l’ho trovato, ma la prossima volta con le dritte che abbiamo… Già, la prossima volta è un'altra storia.

Racconto di Roberto Boselli detto “lo Strano”

1 commento:

Anonimo ha detto...

"...s'intuisce dal giubbino che indossa che la sa (che si tratta di un pescatore esperto)..." L'esperienza e la maestria di un pescatore " derivano dalle patches che ha cucite sul giubbino ? Complimenti!!!

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