sabato 2 agosto 2014

QUALE FUTURO PER LA PESCA IN ZONA "D" ?

Sono trascorsi un po' di giorni dall'inaugurazione di una nuova riserva turistica a Salsominore d'Aveto, in provincia di Piacenza. Numerosi pescatori a mosca e a spinning, assieme a tanti altri fautori dell'utilizzo di esche naturali, si sono precipitati a provare la riserva: i commenti, come al solito, sono stati piuttosto eterogenei, ma nel complesso di segno positivo. Pare che per gli altri due tratti destinati a divenire riserva turistica (in Trebbia in Comune di Cortebrugnatella ed in Nure in Comune di Ferriere) dovremo attendere la prossima stagione di pesca e che pure il Comune di Bobbio intenda chiedere in gestione un tratto del fiume Trebbia.
Quante discussioni; liti; levate di scudi in questi anni attorno al tema delle semine di materiale adulto pronto pesca  in zona “D”...decisamente troppe. Non è mia intenzione aggiungerne una nuova all'elenco.
Il mio pensiero e le mie preoccupazioni vanno a tutti i tratti di zona “D” non soggetti a regime speciale di pesca o adibiti a riserva turistica nei quali, ormai da due anni, a causa dei drastici tagli di spesa impartiti al bilancio provinciale, continua ad essere consentita la cattura di 5 salmonidi al giorno per ogni pescatore, ma non viene effettuato il tradizionale ripopolamento (fanno eccezione, ad onor del vero, i canali; ripopolati dall'immissione di avannotti nati nei nostri incubatoi dalle 500.000 uova embrionate acquistate anche quest'anno dall'Amministrazione Provinciale). Purtroppo la difficile situazione dovuta in buona parte alla tragica congiuntura economica che ha messo alle corde il nostro paese da qualche anno, è aggravata dal fatto che la nuova legge regionale sulla pesca dell'Emilia Romagna del novembre 2012 risulta ancora mancante del regolamento attuativo: vale a dire dell'insieme dettagliato di norme che disciplinano la tutela della fauna ittica e l'esercizio della pesca nelle acque interne (misure minime e quantitativi di pescato ammessi per giornata di pesca; periodi di divieto; tecniche ed esche consentite, ecc.). Le Province stesse sono in via di smantellamento (lentissimo, temo) e non è ancora chiaro quale sarà l'ente territorialmente competente che assumerà l'onere della gestione delle acque del piacentino.
Mi risulta che i fondi destinati al ripopolamento dalla nostra Provincia, siano passati da circa 52.000 euro di qualche anno fa ai soli 4.000 (!!!) del 2014. Del resto, anche la nuova legge regionale ha contribuito negativamente esentando i “poveri” ultrasessantacinquenni dal pagamento del versamento annuale dell' importo esorbitante di 22,72 euro! I pensionati rappresentano oggi una quota importante dell'insieme dei pescatori sportivi, e l'esenzione dall'effettuare il versamento, ha come effetto immediato un'ulteriore diminuzione delle risorse destinate alla gestione della pesca. Non dimentichiamo poi, che la gestione materiale della pesca a Piacenza è ormai delegata in toto alle associazioni di pescatori sportivi per quanto concerne la normale attività di sorveglianza; i ripopolamenti; la gestione degli incubatoi; il monitoraggio delle asciutte estive dei corsi d'acqua e l'eventuale recupero della fauna ittica; ecc. Le suddette associazioni (A.R.C.I.; F.I.P.S.A.S.; E.N.A.L.; U.N.Pe.M.; Libera Caccia e Pesca) si avvalgono del lavoro svolto dalle loro guardie ittiche volontarie. Inutile dire che questi volontari (io stesso presto servizio volontario nell' U.N.Pe.M.) che godono di tutta la mia e spero, vostra, stima e riconoscenza, non possono fornire un servizio quantitativamente equivalente a quello fornito da operatori di professione adeguatamente retribuiti e sempre disponibili durante il corso dell'anno.

Ho il fondato sospetto che l' Amministrazione Provinciale, vuoi per la già citata penuria di risorse, vuoi per la consapevolezza del forte calo di presenze di pescatori in zona “D” (e non solo in zona “D”) registrato negli ultimi anni, stia sostanzialmente tirando i remi in barca: in verità ho sentito parlare dell'intenzione di destinare una quota dei profitti di gestione delle nuove riserve turistiche al potenziamento degli incubatoi (vale a dire all'acquisto di un maggior numero di uova) ma ritengo che si tratterebbe comunque di pannicelli caldi. E se questi profitti poi, fossero nulli o di entità trascurabile?
Mamma mia che confusa, desolante, disperazione!(ancora una riga di questo tono e pure io mi metto a piangere).
Se da parte dell'Amministrazione Provinciale viene meno la possibilità e/o la volontà di gestire come in passato le acque pregiate, si conceda almeno ai pescatori affezionati a questi ambienti la possibilità di provvedere di tasca propria con il versamento di un piccolo obolo annuale (in provincia di Modena esiste già con il nome di “contributo ittiogenico”), legato per esempio, al ritiro del tesserino regionale segna catture, da destinare alla gestione della zona “D”. Sia ben chiaro che non sto pensando a cifre esorbitanti: 10 o 15 euro al massimo.
Concludo ribadendo la mia convinzione che fino a quando si protrarrà questa situazione difficile e confusa nella quale possiamo (e dobbiamo) solo discutere di possibili scenari futuri, sia doveroso intervenire con la massima urgenza per limitare drasticamente o sospendere, in via temporanea, il prelievo di salmonidi attualmente consentito.
Voi che ne pensate?
Lascio in allegato una copia dell'ultima bozza (10/07/14) del regolamento di attuazione della nuova legge regionale.

Nuova bozza regolamento attuativo legge regionale

Francesco Guardabassi


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